"…por eso he soñado con una obra que no se encajase en ninguna categoria, que en lugar de pertenecer a un género, los contuviese todos; una obra dificil de definir y que habría de definirse justamente por esa carencia de definición; una obra de la tierra en el cielo y del cielo en la tierra; una obra que fuese el punto de reunion de todos los vocablos diseminados en el espacio cuya soledad y desconcierto no podemos ni imaginar; el lugar, más allá del lugar, de una obsesión por Dios, deseo no colmado de un insensato deseo; un libro, por último, que sólo se entregase por fragmentos, cada uno de los cuales fuese el inicio de un libro."

Tratto da El libro de las preguntas – volumen II di Edmond Jabès, ediciones Siruela, El antelibro III, pagina 261. Trovai questo libro in casa di Didac e lo aprii a caso.

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mercoledì, aprile 20

Bak to the future



Io scrivo cose che non sono nel futuro prossimo, nè in quello remoto ... io scrivo di quel futuro che sta in mezzo, quello che non vede nessuno.

Da ora in poi, puoi essere un bambino, ma non solo ...

Bak

2 commenti:

Prisma ha detto...

La cosa più difficile è adattarsi a se stessi... alle proprie voragini interiori. Un giorno ti senti un leone e credi di avercela fatta... poi ecco di nuovo la situazione capace di risvegliare in te il "mostro"... e fai dieci passi indietro. Anzi, peggio. La voragine interiore arriva persino al punto di risucchiare te e tutto il buono che in tanti anni sei riuscito a costruire nonostante lei. E so' dolori!

Unknown ha detto...

EHHHHH cara Sista! La crisi è cosa buona ... dicono ;)
Bisogna parlare ai sogni con il loro linguaggio, mica possono sforzarsi sempre loro per darci segni razionali da analizzare no?
Intanto adattarsi ma non per cedere alle situazioni, bensì per chiudere certi capitoli e iniziarne di nuovi ... con le migliori intenzioni.

Bak

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