oltremodo
"vieni qui e specchiati nei miei occhi."
un passo avanti, senza muoversi è già accanto a me. lato destro.
"ma come posso se non sei davanti a me?"
"chiudi gli occhi e guardami."
"oh si, ora ti vedo. ma dove devo guardare?"
"nei miei occhi."
il suo sguardo è uno stagno, con le rane e i fiori di loto. è sera, subito dopo il tramonto. è estate. dietro al salice piangente c'è un rumore di ruscello, appena scosso dal pensiero sono già lì dietro e trovo l'oceano atlantico. sorge il sole ma resta buio.
"che prodigio è mai questo?"
"nessun prodigio, sei tu. siamo noi."
"ho freddo."
"allora cambia idea e compi il passo."
"ma cadrò!"
"solo se vuoi cadere, c'è molto di più da scoprire."
"mi vuoi bene?"
"solo perchè mi ricordi com'ero e come sono. ma fra breve saremo altro ancora, e dovremo lasciarci tutto alle spalle."
"morirò?"
"la mente non conosce la morte, lasciati divorare."
non so come ma mi accorgo di parlare parlare parlare senza dire nulla e il mio maestro non mi ascolta ormai più. Dal mare sorge un drago che con la testa decolla per kilometri su per il precipizio. è infinito, non posso descriverlo ma lo so.
inghiotte il mio capo. non fa male.
mangia il mio tronco. non soffro.
le mie gambe gli saltano in bocca. sono felice. completo.
inizio tutto di nuovo.